Quante volte ci si è sentiti dire che studiare non è al pari di lavorare e che sicuramente un giorno si rimpiangeranno quegli splendidi anni passati al nulla fare. Tra Pasqua, Natale e cene in famiglia varie vi sarà sempre qualcuno pronto a lanciare il dardo del “Quand’è che ti laurei?”. Perché alla fine il tempo e i giorni passati tra i freddi banchi dell’Università senza riscaldamento non saranno serviti ad altro che al conseguimento di quel pezzo di carta tanto ambito. Pezzo di carta che però per molte persone avrà il suo valore solamente se ottenuto a tempo record, sessione di luglio, lode e bacio accademico! Quello che però non tutti vedono o fingono di non vedere è lo sforzo e i sacrifici e i soldi risparmiati e l’ansia di poter perdere la borsa di studio e il terrore di non trovare casa e le file al freddo per poter entrare in biblioteca perché sempre piena e i chilometri fatti a piedi a causa di un abbonamento non idoneo ad uno studente.

È per il non detto e il non visto che esiste la giornata Internazionale degli studenti, che si festeggia ogni 17 novembre.

La ricorrenza deve le sue origini al 28 ottobre 1939, quando le autorità naziste in Cecoslovacchia sedano una manifestazione di studenti. In tale evento viene colpito uno studente alla testa da colpo di arma da fuoco, morendo l’11 novembre. Al corteo funebre migliaia di studenti trasformano l’evento in una manifestazione anti-nazista che porta le autorità a prendere contromisure drastiche. Proprio il 17 novembre nove tra studenti e professori vengono giustiziati senza processo, molti vengono mandati in campi di concentramento e sono chiusi tutti gli istituti di istruzione superiore. La decisione di dichiarare quella data giornata internazionale degli studenti viene presa nel 1941 a Londra dal Consiglio internazionale degli studenti. Quella di oggi è una ricorrenza che ha l’obiettivo di rivendicare i propri diritti studenteschi e la propria libertà di espressione. Inoltre sono molti gli studenti che approfittano di questa giornata per celebrare il multiculturalismo delle università.

In una città come Perugia, che vanta più di 35.000 studenti iscritti all'Università, è importante far sentire la propria voce e cercare, tramite queste ricorrenze, di dar voce ai pensieri degli studenti sempre troppo poco ascoltati.