Il 25 novembre è una data fondamentale fin dal 1999, anno in cui viene istituita la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. È una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. Da anni questa giornata è stata lo scenario di innumerevoli manifestazioni pacifiche in tutto il territorio italiano e non, promosse da iniziative sul territorio di centri anti-violenza e reti di supporto psicologico.
Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2013, nel mondo mediamente il 35,6% delle donne aveva subito violenza fisica e/o sessuale da parte del proprio partner, o violenza sessuale da parte di un non partner. In particolare, il 38% degli omicidi a danno di donne erano stati compiuti da loro partner. Per quanto riguarda l’Italia, l’indagine ISTAT del 2014 ha rilevato che il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, e il 7,5% delle lavoratrici ha subito ricatti sessuali per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per ottenere progressioni nella carriera. Secondo il Rapporto EURES sul femminicidio in Italia, tra il 2000 e il 31 ottobre 2020 sono 3.344 le donne uccise in Italia, pari al 30% degli 11.133 omicidi volontari complessivamente censiti. Al 23 novembre 2023, in Italia risultano 106 vittime di femminicidio, un dato in preoccupante crescita.
Proprio l’aumento esponenziale del fenomeno, specialmente dopo il biennio pandemico, fa comprendere quanto sia necessario offrire testimonianze, aiuto e voce a un fenomeno sempre più sistematico. Serve ricordare tutte le vittime, per ricordarci di quanto sia fragile la nostra società e quanti anni di misoginia interiorizzata hanno plasmato la percezione dei rapporti interpersonali tra uomini e donne, che vengono sempre più accostate a un oggetto, di proprietà dell’uomo. Per questo le storie di cronaca, come quella della nostra coetanea Giulia Cecchettin, ci devono insegnare a riflettere a quale punto siamo arrivati, ma soprattutto a riflettere su come risolvere attivamente il problema.
Ciò è possibile grazie a un numero cospicuo di incontri, come quello che ESN ha organizzato per il 23 Novembre presso il cinema Meliès, in cui a parlare sono proprio psicologhe e responsabili dei centri anti-violenza, ma anche le manifestazioni che vengono fatte ogni anno, che permettono a tutti i partecipanti e non di esprimere un messaggio forte e chiaro alle istituzioni.